IL MAGICO POTERE DEL SORRISO… FORSE

sorriso e caounselling

Mi chiamo Daniela e vi dono un sorriso.

Eccomi. E’ arrivato il momento di scrivere il “mio” articolo sul perchè mi sono avvicinata al Counselling. Non so se ne sono capace. É Laura che, solitamente, si dedica al blog. Simona ed io ci divertiamo poi a giocare a quattro mani nell’inserire il “Tandem pensiero”. In particolare, io sono più brava ad ascoltare, e a raccontare.

Allora proverò a farlo.

Cerco di immaginare. Un piccolo pubblico insieme a me. Un gruppetto di persone cui raccontare di me e del counselling. Mi vengono in mente i corsi di formazione cui ho partecipato. In piccoli gruppi ci veniva chiesto di presentarci con poche parole e di spiegare perchè fossimo lì. Ora mi concentro….

Due sono gli atteggiamenti di approccio alla vita che mi descrivono meglio: la curiosità e il sorridere alla vita e, di conseguenza, alle persone. 

Ma da dove cominciare? Quando mi si è accesa la scintilla per il counselling? Più ci penso e più torno indietro nel tempo, perchè da che mi ricordo ho stampato sul mio viso un sorriso e due occhi grandi da osservatrice curiosa. Mi sono sempre piaciute le persone, le storie uniche di ognuno. E poi, dentro di me, il desiderio di trovare il modo di farle sorridere. Alle superiori ho voluto intraprendere un percorso di studi che mi permettesse di studiare filosofia, psicologia e pedagogia. Capire come funzionano i pensieri nella nostra “vita” mi stimolava tantissimo. Più studiavo, più desideravo conoscere, più  volevo sperimentarmi nelle relazioni. Così mi sono resa attiva, da buono scorpione quale sono. Cominciai ad occupare il mio tempo in attività di volontariato con i bambini e gli adolescenti. Energia pura. Mi sono divertita tantissimo e la mia passione per le persone è aumentata.

E poi c’è la seconda caratteristica importante. Sorridere è gratis, fa bene al cervello e all’umore e, come dice Tandem:

“ Le persone non sono perfette, tranne quando sorridono”. 

Quando ero piccina camminavo per la strada e mi approcciavo così con tutti. Spesso succedeva che le persone, stupite, ricambiassero. Crescendo ho dovuto smettere, potevo essere fraintesa. Un’amica, un giorno, mi disse che sorridevo troppo e a chiunque, peccato! Ma la mattina, in auto, mentre vado a lavorare mi capita ancora, a volte, di farlo. Guardo dentro le altre macchine in coda al semaforo. Vedo visi accigliati e sorrido. Ed ecco che scatta a volte un cenno, persino una risata.  Ed è un piacere vedere la gente cambiare espressione, si illumina. Immagino anche voi ora, mentre leggete queste righe.

Bravi vi state facendo del bene :). 

Finite le superiori, ho continuato a perseguire la mia passione per il genere umano, ma in maniera più operativa ed efficace. O almeno così credevo. Mi sono iscritta a Scienze dell’Educazione. Da qui sono iniziate le prime esperienze professionali con l’altro, le difficoltà e il disagio,  le scelte e l’azione, dove possibile. In tanti anni ho avuto la possibilità di lavorare nella tossicodipendenza, nella disabilità, con gli anziani e con i minori a rischio. Il mio “Penso positivo” si è trasformato. Le persone non devono farlo a tutti  i costi. Nella vita si possono incontrare situazioni proprio disorientanti. In cui non c’è proprio niente da ridere. In questi momenti abbiamo bisogno di qualcuno  che ci stia vicino. Magari che ci ascolti. Che ci aiuti a trovare una soluzione.

Forse, o anche no. 

Di pari passo la consapevolezza che, per lavorare con professionalità con le persone, sia necessario formarsi sempre. Non si sa mai abbastanza.  Ho seguito così corsi di formazione e aggiornamento. I temi degli incontri cui partecipavo si direzionavano a seconda dei settori in cui lavoravo. Tutto questo conoscenza sul campo mi portava a scoprire di avere ancora tanto da imparare, e alimentava in me la consapevolezza, sempre maggiore, che ogni individuo è UNICO. Nel senso che, ogni volta che ho a che fare con una nuova persona, incontro una situazione diversa, un presente, un passato e un futuro in cui non posso e per cui non voglio avere la soluzione in tasca.

Che presuntuosa sarei!

Spesso, in momenti di confronto,  colleghi, amici e utenti mi  rimandavano al mio possedere delle grandi orecchie. Effettivamente ci sono. A volte sbucano anche fuori dai capelli. Ma non intendevano questo. Volevano dirmi che, in questi anni, ho maturato una buona capacità di ascolto.  Quando parlano con me si sentono capiti e accolti. Ma davvero sono così portata?! Ascoltare sembra una cosa  facile, ma non lo è affatto. Spesso abbiamo la ferma convinzione di aver ascoltato qualcuno, ma se ci soffermiamo ci accorgiamo di non averlo fatto! 

Vi faccio un esempio comune. Una persona comincia a raccontarci qualcosa che le è accaduto. Appena utilizza una parola che ci è particolarmente affine, ecco che il nostro cervello parte. Comincia a perdersi nei propri pensieri, si attiva spontaneamente il giudizio e spesso ci troviamo a dire: “ Secondo me devi fare così…” o “Anche a me è successo…..” interrompendo l’interlocutore.

Così ho trovato l’etichetta giusta per il nuovo argomento che volevo imparare: essere Counsellor. Essere, già. Perchè posso fare qualsiasi cosa, ma quando decido di lavorare nelle relazioni d’aiuto, quando intraprendo un percorso con persone in difficoltà, è importante Essere. La professione che ho scelto cambia il  mio modo di pormi con gli altri, o meglio mi fornisce degli strumenti che mi fanno costruire un Io attento, empatico, che lasci da parte il giudizio. 

Mi sono avvicinata e poi avviata verso la scuola di Counselling Professionale ad orientamento Adleriano. Era quella che mi somigliava di più. 

Ho cominciato a frequentare le lezioni, ad imparare cose nuove. Il sabato a scuola era una gran fatica. Rinunciare alle mie camminate in montagna, ad abbracciare gli alberi, a riempirmi gli occhi di emozionanti paesaggi, nutrendomi di energia, mi mancava. D’altro canto però che sballo, lo posso dire?! Tanti argomenti nuovi che attivavano il mio cervello. Nuovi occhi con cui guardare e ascoltare gli altri. Così ho scoperto un nuovo mantra, che condivido con il mio Tandem: “una buona comunicazione  parte dall’ascolto”.

Ed eccomi qui. Cresciuta. Non da sola, in gruppo.

Voglio prendermi un merito. Sono io ad aver creduto da subito in questo trio quando ancora non aveva un nome. E Laura e Simona si sono fidate di me. Il gruppo per lavorare è importante, è una forza. Amo viaggiare, ho sempre la cartina in mano. Le mie amiche pensano che sia quella con più orientamento. Ma non è così. Semplicemente non ho paura di perdermi, e se succede faccio in modo chen non se ne accorga nessuno. Sono una che si sposta su una piccola auto spaziosa, in cui le  amiche possano salire a bordo e sentirsi comode lungo il percorso. Ma se devo scegliere un mezzo a pedali, allora sicuramente meglio il Tandem.

Se volete lasciare un commento, saremo felici di “ascoltarvi”.

A presto!

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