Il cambiamento è intrinseco al percorso di Counselling?
Come si può cominciare un blog sul cambiamento?
Mi accorgo che la natura mi aiuta spesso nei miei scritti. Gli eventi naturali, ciò che accade quotidianamente intorno a noi è sempre stimolo di comprensione della natura umana.
Così come si trasforma il cielo, gli alberi, i prati, così gli uomini e le donne variano d’aspetto. Le cose cambiano. Stamani la camicia era pulita e stirata; adesso è sporca e stropicciata. Il caffé nella tazzina si sta raffreddando. Nemmeno io sono quella di una volta: sono invecchiata, ho alcuni capelli bianchi, ho letteralmente cambiato ogni cellula del mio corpo. Eppure c’è un senso importante in cui sono sempre io, così come è naturale pensare che questa camicia sia proprio quella che ho indossato al risveglio e questo caffè lo stesso che ho versato nella tazzina. Il cambiamento è imprescindibile dalla natura del mondo.
In questo mese, sulla pagina Facebook di Tandem Counselling quante volte abbiamo pronunciato questa parola? CAMBIAMENTO. Tante, tantissime. Questo perché è un argomento intrinseco alla natura di un percorso di Counselling. Poco più di un anno fa ci siamo trovate, come Tandem ad affrontare in prima persona un cambiamento, e le trasformazioni sono sempre dietro l’angolo.
Il cambiamento è anche un tema attuale nella nostra “società liquida”, per dirla come Bauman, nella quale anche volendo restare dove si è già, non basta sostare, ma bisogna correre. Una società in continua evoluzione, che ci pone di fronte al cambiamento non come scelta ma come approccio quotidiano di vita.
A volte il cambiamento appare come una vera e propria corsa ad ostacoli: paure, resistenze, incapacità di scrollarsi di dosso vecchi condizionamenti per abbracciare il nuovo, il rimanere chiusi nella gabbia dell’esperienza o incagliati negli alibi del carattere. Alcune volte il cambiamento richiesto è utile, indispensabile.
Albert Einstein ci ha illuminato con questa frase:
Non si può risolvere i problemi del mondo con lo stesso modo di pensare che li ha creati
Di contro non possiamo immaginare che il cambiamento sia la panacea di tutti i mali. E’ necessario a volte fermarsi. Osservare su quando e perché è preferibile accettare la situazione e tollerarla oppure modificarla.
Ecco che allora da Counsellor, voglio proprio invitarvi a fermarvi un attimo per osservare ciò che è la vostra vita e ciò che può essere utile in un’ottica di trasformazione.
Evoluzione, adattamento, trasformazione, mutamento, metamorfosi, rivoluzione, transizione: tutti concetti legati insieme dal filo rosso del cambiamento. Questa è una di quelle parole alle quali inevitabilmente si associano significati emotivamente connotanti, sia in senso positivo che negativo. Per alcuni di noi questa parola rappresenta qualcosa di piacevole, desiderabile e di valore positivo. Per altri potrebbe invece associarsi a sensazioni spiacevoli di minaccia o preoccupazione. La ragione di questa differenza è data dalla nostra storia personale. E’ con la nostra esperienza, nel nostro vivere quotidiano che si costruiscono lentamente dentro di noi quella rete di significati e di valenze emotive che ci trasformano e ci fanno muovere ogni momento. Cosa ne pensate? Vi ritrovate un po’?
Ecco allora che se pensiamo al nostro quotidiano e al nostro bisogno sempre maggiore di controllo, di gestione di ciò che accade, si svela un incredibile paradosso. Il cambiamento risiede nel cercare la consistenza nell’inconsistenza, la solidità nella fluidità, l’identità personale nella mutevolezza. Sono forse troppo filosofica? Il cambiamento appartiene al nostro essere umani. Pensiamo al come il passare del tempo trasforma il nostro corpo. Diventiamo più alti, le forme mutano e si ammorbidiscono. Il tempo segna con delle piccolo rughe espressive la nostra fronte. Osserviamo come le esperienze di vita modificano il nostro carattere. Possiamo forse controllarlo? Non è una forma di frustrazione inutile?
Voglio mettere in circolo nei vostri pensieri altri stimoli.
Secondo la legge dell’entropia universale
Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma
Con questa frase Lavoisier, scienziato di chimica moderna, spiegò come nell’Universo, nessun tipo di energia, compresa la nostra, viene perduta o dissipata. Essa si trasforma semplicemente in qualcos’altro, rifluisce nel cosmo sotto altre forme o dimensioni, molte delle quali sono a noi sconosciute.
Cosa ne pensate? Confrontarvi con questi concetti vi mette in “crisi”? Bene se ciò accade ne sono compiaciuta. E volete sapere come mai? Il termine Crisi deriva dal greco e significa “trasformazione” ma anche “separazione, scelta, giudizio”. Ed ecco che torniamo a ricollegarci con il Counselling.
Durante un percorso con il Counsellor affrontiamo insieme dei momenti di crisi. Possiamo ritrovarci a prendere decisioni che comportino la scelta di una direzione da prendere. Il che significa poter cambiare schemi, comportamenti, riferimenti conosciuti per svilupparne altri del tutto nuovi. In origine il termine crisi faceva riferimento ai cambiamenti che avvengono in natura come la muta della pelle nel serpente, la crisalide che diventa farfalla. Oggi la parola è associata esclusivamente ad una condizione emotiva negativa. Recuperare il senso originario del termine può aiutare ad affrontare i cambiamenti con naturalezza, per ciò che sono realmente. “Tutto cambia” o, se volete, “Nulla è definitivo”. Quindi “essere in crisi” è la nostra naturale condizione di esseri umani e mutevoli.
Questo non vuol dire che il percorso di Counselling porti necessariamente a cambiamenti rivoluzionari. Nel lavoro con il cliente il Counsellor rafforza e sostiene un atteggiamento di non passività con quella necessaria consapevolezza attiva che porta ad interpretare, scomporre e ad assimilare le trasformazioni in modo costruttivo. Il cambiamento, dunque, non va assecondato acriticamente ma deve essere reinterpretato ed assimilato in modo congruo nelle strutture mentali individuali, al fine di evitare pericolose crisi di rigetto. Il Counsellor accompagna anche a prestare attenzione nel caso in cui si cada nell’estremo opposto, quello dell’ alibi dell’Io sono fatto così, non posso cambiare. Questa posizione sottintende spesso il pensiero: “non voglio cambiare, mi piaccio talmente tanto così come sono che, anche se combino guai, non mi interessa niente altro!” I cambiamenti possono attivare resistenze, si può preferire un vecchio equilibrio soddisfacente ma conosciuto e rassicurante, piuttosto che uno scenario incerto e ancora poco definito. Ecco che qui ci si può lavorare insieme. Ed ecco un ultimo pensiero.
Uscire volontariamente dalla propria zona di confort presenta indubbi vantaggi. Così come ci suggerisce Daniel J. Boorstin, storico americano:
Il coraggio di immaginare alternative è la nostra più grande risorsa, capace di aggiungere colore e suspance a tutta la nostra vita
Se volete lasciare un commento, saremo felici di “ascoltarvi”.
A presto!